Riccardo Francalancia (1886 - 1965)

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Biografia breve di Riccardo Francalancia

Riccardo Francalancia (Assisi 1886 - Roma 1965) è stato un pittore italiano. Laureatosi a Roma in scienze politiche e coloniali, intraprende la carriera bancaria; entrato in contatto con l'ambiente artistico romano, verso il 1919 decide di dedicarsi alla pittura. Frequentata la terza saletta" del Caffè Aragno, dove si raccoglie il milieu intellettuale romano, la galleria di Anton Giulio Bragaglia, ed entra nel gruppo di Valori Plastici di Mario Broglio. Espone con de Chirico, Carrà, Morandi, Arturo Martini, Edita Broglio, Melli e Zadkine alla mostra "Das junge Italien" (1921) a Berlino, Hannover, Dresda. Con il gruppo "Valori Plastici" espone quindi alla Fiorentina primaverile (1922) presentato da Mario Broglio. Presente alla III Biennale romana (1925) dove si accosta al Novecento, espone quindi alla I (1926) e alla II (1929) Mostra del Novecento italiano. Nel 1927 è nel gruppo “Dieci artisti del Novecento italiano" (fra gli altri, Bartoli, Ceracchini, Guidi, Socrate, Trombadori) alla XCII Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti e nel 1928 tiene la sua prima personale alle Stanze del Libro, presentato da Angelo Signorelli. Fra il 1929 e il '40 partecipa alle Sindacali del Lazio, alle Quadriennali romane dal 1931 al 1956, e alle Biennali di Venezia del 1932, '36 e '50. Collabora con Mafai, Scipione, Melli, Socrate e altri all'“Almanacco degli artisti" (1930'32) diretto da Carlo Aloisio da Vasto. Fra il 1933 e il '36 soffre di gravi disturbi nervosi, ed è costretto a lunghe pause nel lavoro, che prosegue a rilento anche negli anni della guerra. Un po' in ombra per un certo periodo, il rilancio di Francalancia avviene a partire dagli anni Cinquanta, in una serie di personali in varie città italiane. L'opera di Francalancia fa pensare a un incontro fra il Doganiere Rousseau (Bosco ceduto, 1922; Ritratto di Gustavo, 1923) e l'opera degli antichi maestri trecenteschi (Monti di Palestrina, 1923), riletti attraverso Carrà. Intenso il rapporto con Roma, vissuto come fisico rispecchiamento di un "richiamo all'ordine" mentale prima che pittorico (Scalinata di Trinità dei Monti, 1920), e da qui scaturisce una pittura tanto accurata quanto accortamente visionaria (Beccacce, La stanza dei giochi, 1928).

FONTE: ROMA ANNI VENTI

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